L’analisi di scenario consente, come la composizione dei pezzi di un puzzle, di far emergere un’immagine che altrimenti rimarebbe celata. I tre pilastri dell’analisi di scenario sono: la Macroeconomia, la Geopolitica, la Tecnologia. L’immagine di scenario che emerge consente di assumere delle decisioni di natura strategica con maggiore consapevolezza e visione.
MACROECONOMIA:
Nel mese di maggio, il Bitcoin ha ritoccato i massimi storici in occasione del “Bitcoin Pizza Day”, e poi della Bitcoin worldwide conference a Las Vegas, riflettendo la ricerca di beni rifugio in un contesto di forte incertezza, derivanti in buona parte dall’imprevedibilità delle politiche commerciali statunitensi. Questo mese la minaccia di dazi al 50% verso l’UE ha assestato un colpo da 183 miliardi – in termini di capitalizzazione – alle principali Borse europee, per poi vederle rimbalzare in seguito all’ennesima marcia indietro, confermando Trump come il market mover del momento. La guerra commerciale torna dunque ad intensificarsi nel momento in cui i rendimenti dei Treasuries USA sono in crescita. Il 13 maggio la Commissione Ways and Means della Camera ha approvato un aumento del tetto del debito di 4 trilioni di dollari e la discussa One Big Beautiful Bill, proiettando debito e deficit verso l’alto. A seguito di ciò, l’agenzia di rating Moody’s ha declassato il rating del debito USA da Aaa a Aa1, citando esplicitamente l’aumento strutturale del debito, l’impennata dei costi per interessi e l’incapacità politica di affrontare il problema del debito pubblico. Il downgrade di Moody’s ha messo in dubbio l’affidabilità del debito americano come “safe heaven”, minando ulteriormente la percezione di stabilità e la reputazione globale del Treasury. Esponenti non irrilevanti della finanza si mostrano preoccupati, tra cui Ray Dalio e Doug Kass, il quale afferma che la situazione fiscale degli Stati Uniti potrebbe evolversi in modo simile alla crisi del debito sovrano che colpì la Grecia nel 2008. Le conseguenze si sono subito fatte sentire con i tassi sui Treasury a lungo termine (20+ years) in forte aumento e il dollaro che si è leggermente indebolito. Dollaro che vede il suo ruolo globale ridimensionarsi: oggi rappresenta solo il 58% delle riserve valutarie mondiali, minimo dal 1994 (!), mentre i pilastri che ne sostenevano il primato – economia forte e diversificata, solidità fiscale, indipendenza della Federal Reserve (FED), sicurezza globale, apertura finanziaria e commerciale – vengono messi in discussione. La situazione mette la FED in una posizione scomoda: alzare i tassi per combattere l’inflazione e aggravare il costo del debito, oppure allentarli o ricorrere ad un nuovo QE (quantitative easing), per alleviare le pressioni sul bilancio federale, alimentando però nuove pressioni inflazionistiche. In questo contesto, la FED ha già acquistato oltre 40 miliardi di dollari in Treasury, intervenendo sul mercato in modo non ufficiale per stabilizzare la curva (stealth QE). Non è ancora un’inversione di rotta dichiarata, ma potrebbe essere il primo segnale della direzione che la banca centrale è pronta a prendere. Intanto, anche il Giappone lancia segnali d’allarme. Il premier Ishiba ha parlato di una situazione fiscale “peggiore di quella greca”, un allarme inquietante per la terza economia mondiale, con un debito al 235% del PIL e una massiccia esposizione in Treasury USA. Non è solo un problema giapponese, si tratta di una frattura da stress globale pronta a rompersi. Il mercato dei JGB è entrato in una fase di turbolenza violenta, con rendimenti a 30 e 40 anni ai massimi storici, mercato primario in rarefazione, condizioni di liquidità paragonabili al post-Lehman e la Bank of Japan che appare in trappola. Il Giappone è il secondo più grande creditore netto al mondo (primato perso dopo 34 anni in favore dalla Germania) e da anni sostiene i mercati obbligazionari globali reprimendo i rendimenti internazionali, attraverso investimenti alimentati dallo yen a basso costo (carry trade). Meccanismo che si sta inceppando, come già dimostrato dal crash del 5 agosto 2024. Il ritorno dei capitali verso Tokyo, spinto dai rendimenti domestici più elevati, sta già erodendo la domanda per i titoli esteri, con conseguenti pressioni a rialzo sui tassi dei bond USA. Se le pressioni fiscali interne dovessero spingere il governo giapponese a vendere parte dei suoi asset in dollari – in particolare i Treasury – per coprire spese crescenti, il risultato sarebbe uno shock potenzialmente devastante sul mercato obbligazionario USA, già in difficoltà, ed un contestuale forte apprezzamento dello yen. Non a caso, Albert Edwards (Société Générale) ha parlato apertamente di “Armageddon dei mercati finanziari globali”, spiegando che la fine della repressione dei rendimenti giapponesi potrebbe segnare la rottura definitiva del sistema costruito dopo la crisi del 2008.
ANALISI GEOPOLITICA:
Mancavano probabilmente solo India e Pakistan all’appello delle grandi potenze dotate di ordigni nucleari impegnate direttamente o indirettamente in uno scontro frontale. In seguito a un attacco terroristico del 22 aprile, il 7 maggio l’India ha infatti lanciato attacchi punitivi contro il Pakistan, ritenutone responsabile. Questo ha dato inizio a un conflitto di quattro giorni tra India e Pakistan al termine del quale entrambe le parti si sono dichiarate vincitrici (!). Molti dubbi permangono però sull’affermazione del portavoce dell’esercito pakistano relativo all’abbattimento di tre caccia di fabbricazione francese in dotazione all’esercito indiano. Secondo un rapporto di Reuters, che cita funzionari americani, il Pakistan potrebbe aver utilizzato gli aerei J-10 di fabbricazione cinese per lanciare missili aria-aria contro i caccia indiani. Alcuni esperti hanno quindi definito questo il “momento DeepSeek” per l’industria bellica cinese, riferendosi al gennaio di quest’anno, quando la start-up cinese di intelligenza artificiale ha scosso i giganti statunitensi con la sua tecnologia a basso costo. Vale la pena di sottolineare che non esiste più un singolo teatro di conflittualità dove il confronto tecnologico tra Cina e Occidente non si manifesti in forma concreta e non contribuisca a plasmare anche i ragionamenti strategici di grandi potenze come gli Stati Uniti. Proprio quest’ultimi a metà maggio hanno lanciato un monito all’industria contro l’uso di chip cinesi nel tentativo di frenare lo sviluppo e la diffusione della tecnologia dell’avversario. Nello specifico, l’avviso recita: “Il Bureau of Industry and Security avverte che, ai sensi del GP10, l’uso di tali circuiti integrati avanzati della RPC rischia di violare i controlli sulle esportazioni degli Stati Uniti e può esporre le aziende a un’azione esecutiva”. In sintesi, il principio dell’extra-territorialità, cioè la facoltà secondo la quale le leggi di uno Stato possono valere anche in un altro in determinate circostanze, sta subendo un salto di qualità nell’applicazione sulla scorta delle tensioni geopolitiche tra Washington e Pechino. Evoluzioni giuridiche che iniziano ad impattare anche su altre sfere: proprio alla fine del mese di maggio, l’amministrazione Trump ha infatti impedito ad alcune aziende americane (tra cui Cadence, Synopsys e Siemens EDA) di vendere alla Cina software utilizzati per la progettazione di semiconduttori. La direttiva giunge inoltre in un momento delicato in cui Stati Uniti e Cina avevano raggiunto un accordo commerciale sospendendo per 90 giorni i dazi “tit-for-tat” degli ultimi mesi. Inutile aggiungere che questa pausa è più fragile che mai e che la sfida tecnologica è una priorità dell’amministrazione USA. Più interessante rilevare, invece, che la prima conseguenza di questa competizione a suon di restrizioni è stata paradossalmente l’incoraggiamento ai concorrenti cinesi, specialmente per le aziende leader nel settore, ad incrementare la loro quota di mercato in Cina: con buona pace per le aziende americane.
ANALISI TECNOLOGICA:
A maggio 2025 è arrivato il nuovo processore quantistico Willow di Google, che ribalta un limite importante: i tassi di errore diminuiscono all’aumentare del numero di qubit (unità di misura che definisce quanto veloce un computer riesce ad effettuare calcoli). Questo scaling anti-rumore, illustrato alla conferenza dell’American Physical Society 2025, segna un passaggio verso una memoria quantistica stabile, un tempo considerata un obiettivo lontano. Nel frattempo, in Cina, Origin Quantum ha presentato Wukong, un chip a 256 qubit, che posiziona la nazione all’avanguardia nello sviluppo di hardware quantistico scalabile ed interamente realizzato a livello nazionale. In breve, la modellazione climatica, la scoperta di farmaci o le simulazioni nucleari, che richiedono un’enorme potenza di elaborazione e che non possono essere gestite dai normali computer, sono prossime a essere processate da computer quantistici più efficienti e affidabili. Ma il salto della quantistica è più che tecnico: è geopolitico. PsiQuantum (azienda anglo-americana), ora sostenuta dal fondo USA BlackRock e da quello di Singapore Temasek, ha raccolto 620 milioni di dollari per realizzare un centro dati fotonico quantistico entro il 2029. La National Quantum Mission indiana ha invece stanziato circa 720 milioni di dollari per sviluppare la propria tecnologia quantistica e costruire potenti computer all’interno del Paese. L’Unione Europea, infine, con il progetto EuroQCI da 2,6 miliardi di euro, lancerà un satellite con crittografia quantistica entro il 2027. Non si tratta di progetti scientifici fine a sé stessi, ma di vere e proprie corse agli armamenti infrastrutturali. Ma perché questa tecnologia è così rivoluzionaria? Il quantum promette accelerazioni fino a 100 volte nei problemi di ottimizzazione, una riduzione superiore al 90% nei tempi di sviluppo dei farmaci e nuove possibilità nella chimica green. Secondo McKinsey, entro il 2035 si potrebbero sbloccare 1.300 miliardi di dollari di valore nei settori dell’energia, della finanza, della Difesa e dei materiali. Volkswagen sta testando l’ottimizzazione dei percorsi; BASF e BMW stanno simulando catalizzatori e chimiche delle batterie usando il sistema IBM da 127 qubit. Ma il potenziale della tecnologia del quantum si intreccia anche con l’intelligenza artificiale: algoritmi ibridi possono ad esempio accelerare l’addestramento dei modelli di machine learning e i metodi a kernel (i quali aiutano i computer a scovare gli schemi in dati complessi confrontandoli in modo intelligente, senza dover necessariamente avere accesso a tutti i dettagli). Nell’industria manifatturiera, invece, i sensori quantistici offrono una precisione a livello di nanometro per la produzione di semiconduttori. Nell’energia, la chimica quantistica potrebbe ridisegnare i pannelli solari e i catalizzatori per l’idrogeno. Il mondo non sta puntando sul quantum per curiosità: lo fa per proteggersi dalla stagnazione tecnologica, cioè quella condizione in cui il progresso tecnologico rallenta o si ferma e le nuove scoperte diventano rare. Quegli edifici (di ricerca e sviluppo) non si limiteranno a far girare simulazioni più veloci: definiranno i modelli su cui gli altri dovranno fare affidamento. La supremazia quantistica non è più quindi un traguardo: è il punto di partenza.
SINTESI DI SCENARIO:
A maggio, tra record di Bitcoin e oro, i mercati hanno vissuto un clima di tensione alimentato dalle mosse imprevedibili degli Stati Uniti e dalla minaccia di nuovi dazi. Il downgrade degli Stati Uniti ad opera di Moody’s ha impattato sulla fiducia nei Treasury, mentre il dollaro USA perde terreno come valuta di riferimento mondiale. La FED è sostanzialmente in trappola tra lotta all’inflazione e sostegno al debito pubblico, contemporaneamente il Giappone, alle prese con una crisi fiscale e tassi di interesse in ascesa, potrebbe dover liquidare asset in dollari, rischiando di far saltare un delicato equilibrio dei mercati globali. A conferma delle tensioni che scuotono i mercati finanziari, anche il fronte geopolitico si fa sempre più acceso: dopo un attacco terroristico in Kashmir, l’India ha risposto con attacchi missilistici contro il Pakistan, scatenando un breve ma intenso conflitto tra due potenze nucleari, con scontri aerei e l’impiego di tecnologia cinese. Questo episodio riflette la crescente competizione tecnologica tra Cina e Stati Uniti, che a maggio ha intensificato le restrizioni sull’export di chip e software verso Pechino per frenare il suo sviluppo militare e industriale. Paradossalmente, tali misure hanno rafforzato le aziende cinesi nel mercato interno, accentuando una rivalità tecnologica e geopolitica che ormai permea ogni teatro di conflitto. L’escalation geopolitica si intreccia quindi con la rivoluzione tecnologica: a maggio 2025 Google ha presentato “Willow”, un processore quantistico che riduce gli errori aumentando i qubit, segnando un salto decisivo verso computer quantistici affidabili e potenti. Contemporaneamente, Cina, India e UE stanno investendo miliardi di dollari in progetti quantistici strategici, trasformando questa tecnologia in una vera corsa agli armamenti digitali. Il quantum promette infatti di rivoluzionare settori chiave come energia, farmaci e difesa, diventando il nuovo terreno di sfida per la supremazia globale.
03/06/2025