L’analisi di scenario consente, come la composizione dei pezzi di un puzzle, di far emergere un’immagine che altrimenti rimarebbe celata. I tre pilastri dell’analisi di scenario sono: la Macroeconomia, la Geopolitica, la Tecnologia. L’immagine di scenario che emerge consente di assumere delle decisioni di natura strategica con maggiore consapevolezza e visione.
MACROECONOMIA:
Ad inizio marzo la Commissione Europea ha presentato il Piano ReArm EU per la Difesa del Vecchio Continente. Si tratta di investimenti nel riarmo per un ammontare di circa 800 miliardi euro in quattro anni, dei quali 150 miliardi euro di natura europea (debito comune attraverso lo strumento SAFE – Security Action For Europe). Gli altri 650 miliardi euro dovranno essere risorse di natura nazionale, utilizzabili grazie all’attivazione della clausola di salvaguardia (già usata per le spese pandemiche), che consente ai Paesi l’esclusione della spesa – per gli obbiettivi previsti dal Piano – dal calcolo del deficit per il rispetto delle regole del Fiscal Compact. Il lancio del Piano (ridenominato Readiness 2030) è stato inizialmente accompagnato da una calorosa accoglienza del mercato finanziario, concretizzatasi nel rafforzamento della moneta unica nei confronti del dollaro USA. In realtà, l’attenzione degli operatori finanziari è stata fin da subito concentrata su quanto stava accadendo a Berlino, più che a Bruxelles e Strasburgo. Il cancelliere in pectore Friedrich Merz ha infatti lanciato un “whatever it takes” tedesco sulla Difesa e le infrastrutture, a cui è seguito il voto dei due rami del Parlamento tedesco che hanno approvato la riforma costituzionale sulla cancellazione del freno al debito. Ciò di fatto libera risorse finanziarie per circa 1.000 miliardi euro che potranno essere investite da Berlino nei prossimi anni, pur mantenendo potenzialmente il debito pubblico entro l’80% del PIL (dall’attuale 63%). Il mercato finanziario ha concentrato la sua attenzione sull’espansione fiscale tedesca prevista e sull’incremento dell’ammontare dei titoli di debito che ne deriverà, reagendo di conseguenza. Il Bund decennale ha subito un rialzo dei tassi di oltre 40 basis points in un solo giorno, il movimento più elevato (daily) verificatosi dalla riunificazione tedesca. Ciò ha comportato un irripidimento della curva dei tassi tedeschi (bear steepening), in quanto i tassi a breve termine sono rimasti sostanzialmente inalterati, che ha ricordato quanto già avvenuto alla curva dei tassi USA nel 2024. Degno di nota il fatto che i tassi decennali dei Paesi di Eurolandia abbiano seguito a rialzo il movimento dei tassi tedeschi più o meno nella stessa misura, mantenendo inalterati gli Spread. Per il BTP decennale ciò ha rappresentato l’approdo nell’area del 4% di rendimento, pur con un Spread inalterato a circa 110 basis points. La strutturalità del rialzo dei tassi tedeschi, ed il suo “effetto trascinamento” su quelli dei Paesi dell’Eurozona, pone un problema di aggravio degli oneri finanziari sul debito, che si somma all’incremento della spesa per la Difesa (per l’Italia potrebbe superare i 30 miliardi euro). Al di là della prosecuzione nel taglio dei tassi della Banca Centrale Europea, il processo in atto pone un tema più strategico che potrebbe portare l’Istituto di Francoforte verso la necessità (potenzialmente nel 2026) di un nuovo round di QE – quantitative easing – finalizzato alla riduzione dei tassi a lungo termine, per contenere l’aumento del rischio di frammentazione in Eurolandia.
GEOPOLITICA:
“Dato che l’Europa continua a opporsi alla Russia da un lato e a dire “no” agli Stati Uniti dall’altro, l’unica forza importante rimasta nel mondo è la Cina. In queste circostanze, l’unica risposta geopolitica ragionevole per l’Europa è rivolgersi alla Cina. Tuttavia, è sconcertante per il mondo che l’Europa non abbia ancora intrapreso alcuna azione, nemmeno a parole. Tanto che l’Europa ha creato un fenomeno geopolitico raro nel mondo di oggi: opporsi alla Russia, opporsi agli Stati Uniti e allontanarsi dalla Cina”. Con queste parole Song Luzheng, analista del China Institute della Fudan University ha affrontato un tema su cui molti ormai si interrogano, e cioè come mai l’Europa non si sia ancora rivolta alla Cina. Con l’aumento dei rischi di natura commerciale e geopolitica, resi evidenti dall’avvento della seconda amministrazione Trump, Pechino potrebbe in effetti apparire come un nuovo partner naturale dell’Unione Europea, con cui poter continuare a scambiare merci oltre che gestire congiuntamente il conflitto in Ucraina. Ma la logica potrebbe non sempre trovare spazio in questo nuovo paradigma geopolitico in cui la sicurezza ritorna centrale negli imperativi strategici di Stati ed aziende. Ammesso che gli europei siano in grado di formulare una proposta di partnership condivisa con la Cina, non è detto che questa non incontri comunque ostacoli. Il Presidente Trump ha infatti annunciato la possibilità di ricorrere ai cosiddetti “dazi secondari”, cioè misure tariffarie punitive per quei Paesi che dovessero comportarsi contrariamente ai desiderata di Washington, non solo ovviamente in ambito strettamente commerciale. Minacce in questo senso sono già state espresse nei confronti di chi dovesse comprare gas e petrolio dal Venezuela, o per coloro che continueranno ad acquistare idrocarburi dalla Russia, nel caso in cui quest’ultima non dovesse collaborare nelle trattative di pace sulla guerra in Ucraina. Considerando la rivalità sistemica tra Washington e Pechino, il dubbio che misure simili possano essere imposte dagli USA anche nei confronti dei Paesi europei che dovessero approfondire i propri legami economici e politici con Pechino è tutt’altro che da escludere. La sola possibilità di poter rincorrere in tariffe secondarie potrebbe essere quindi uno dei fattori dissausivi in un ipotetico avvicinamento sino-europeo. D’altronde, nel mese di marzo, i contrasti tra Cina e Stati Uniti sullo strategico tema delle infrastrutture marittime è diventato ancora più evidente dopo che il consorzio Blackrock-Aponte ha raggiunto un accordo con il colosso di Hong Kong Ck Hutchinson per l’acquisizione di due porti strategici alle estremità del Canale di Panama. A Pechino la cessione di porti che rappresentano strutture fondamentali per il proprio potere geopolitico e commerciale ad attori vicini alla Casa Bianca non è piaciuta. Le autorità cinesi hanno reagito negativamente ai piani del conglomerato, mentre l’accordo è stato salutato positivamente dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che vuole riprendere il controllo delle vie d’acqua più strategiche al mondo, partendo anche dalla Groenlandia, situata al centro della futura Rotta Artica. Il mese di marzo si conclude, infine, con un atto storico: la chiusura, almeno formalmente, dell’Agenzia Statunitense per lo Sviluppo Internazionale (USAID), incaricata di supportare l’azione estera di Washington nel mondo e vista dalla nuova Amministrazione come ostacolo per il riorientamento della postura americana da globale ad isolazionista. La realtà, però, appare diversa dagli annunci: nelle ultime settimane si è infatti assistito ad un inedito massiccio dispiegamento di bombardieri strategici B-2 nella base militare statunitense di Diego Garcia, nell’Oceano Indiano, a poco più di 2.000 miglia a sud-est dell’Iran. L’aumento dell’attività aerea solleva il timore di una potenziale azione militare contro Teheran nel contesto dei conflitti in corso nella regione: il ritorno all’isolazionismo a Stelle Strisce appare perciò più complicato del previsto.
TECNOLOGIA:
All’inizio del 2025, la startup cinese di intelligenza artificiale DeepSeek ha rilasciato i suoi modelli R1 e V3, dichiarando prestazioni alla pari con il GPT-4 di OpenAI a un costo decine di volte inferiore. Questi modelli, in particolare R1, utilizzano GPU meno avanzate e hanno ottenuto ottimi risultati nei benchmark di ragionamento e codifica. La risposta del mercato è stata drammatica: Nvidia ha perso 593 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato in un solo giorno – la più grande perdita di valore daily della sua storia – tra i timori che modelli convenienti come quelli di DeepSeek possano rendere obsolete le GPU di fascia alta. Tuttavia, questa reazione semplifica eccessivamente la posizione di DeepSeek nell’intelligenza artificiale. DeepSeek non è un concorrente diretto di ChatGPT Enterprise o Claude 3. Questi modelli aziendali offrono memoria a lungo termine, input multimodali (visione, voce, testo), solidi livelli di conformità (GDPR, HIPAA), orchestrazione degli strumenti e agenti di intelligenza artificiale gestiti, tutti progettati per un uso regolamentato e ad alto rischio. DeepSeek ne è privo. Offre modelli di base per sviluppatori e ricercatori, non piattaforme di intelligenza artificiale aziendali complete. Sebbene sia disponibile gratuitamente su Hugging Face, non viene fornito con API (Application Programming Interface) interfaccia utente. DeepSeek è scalabile? Questa rimane la domanda chiave. La formazione di modelli efficienti in termini di costi è una sfida, ma la loro scalabilità con la governance dei dati, i framework di orchestrazione e l’infrastruttura di supporto aziendale è una salita molto più ripida. Inoltre, mentre i modelli sono pubblicizzati come convenienti, il V3-0324 di DeepSeek è stato addestrato utilizzando centinaia di Nvidia A100 (progettati specificamente per il calcolo ad alte prestazioni e l’addestramento di modelli A.I.), palesando una continua dipendenza da chip di fascia alta per il pre-addestramento. Pertanto, è improbabile che la domanda di chip diminuisca, anche se in alcuni casi d’uso, l’inferenza su larga scala potrebbe spostarsi verso un hardware più economico. La velocità di sviluppo di DeepSeek ha sorpreso molti analisti. In soli tre mesi, le sue capacità di intelligenza artificiale hanno ridotto significativamente il divario tra Stati Uniti e Cina, con Lee Kai-fu (CEO di 01.AI) che lo ha definito un “campanello d’allarme tecnologico“. A differenza delle precedenti versioni open source che sono rimaste indietro rispetto agli LLM (Large Language Model) proprietari di un anno o più, le prestazioni V3 di DeepSeek rientrano nell’intervallo GPT-4 in diverse attività di ragionamento, a una frazione del costo di calcolo. Le valutazioni future non potranno che considerare la tendenza a lungo termine dell’ottimizzazione dei costi e della localizzazione dell’A.I. soprattutto al di fuori dell’ecosistema cloud statunitense. DeepSeek non è un concorrente aziendale completo, ma è un abilitatore strategico, soprattutto nella più ampia politica industriale cinese dell’intelligenza artificiale. Rimodella le aspettative di costo relative allo sviluppo dell’A.I. e apre le porte a un’adozione più ampia in mercati sensibili ai costi o geopoliticamente isolati. Per ora, il suo ruolo è catalizzatore, non ancora dominante. Ma il ritmo del miglioramento richiede che tutti gli stakeholder, pubblici e privati, seguano questo spazio con la massima attenzione.
SINTESI DI SCENARIO:
La primavera 2025 segna un punto di svolta nell’equilibrio globale, dove macroeconomia, geopolitica e tecnologia si intrecciano in modo sempre più profondo. L’Europa tenta una svolta ambiziosa con il piano ReArm EU e la spinta tedesca verso un’espansione fiscale senza precedenti: 1.000 miliardi di euro saranno destinati a Difesa ed infrastrutture, con implicazioni strutturali sui mercati obbligazionari europei. Ma questa strategia di autonomia economica si scontra con un panorama geopolitico fluido. Mentre gli USA sotto Trump rilanciano l’unilateralismo e minacciano dazi secondari, la Cina si muove silenziosamente ma con decisione per consolidare la propria sfera d’influenza, anche tecnologica, attraverso iniziative come DeepSeek. Proprio quest’ultima rivela una verità strategica: l’A.I. è ormai terreno di scontro industriale e geopolitico, con il potenziale di destabilizzare equilibri di costo e filiere globali. L’Europa è chiamata ora a una scelta: perseguire una propria via sovrana nella Difesa, nel digitale e nella sicurezza energetica o rimanere schiacciata tra Washington e Pechino. Il rischio non è solo la frammentazione economica, ma la perdita di voce strategica nel nuovo ordine multipolare. La posta in gioco non è mai stata così alta.
02/04/2025