Crypto-valute, fidarsi o no?

Da anni si sente parlare di bitcoin e crypto-valute, sia modo molto positivo o molto negativo a seconda delle occasioni. Cerchiamo di fare il punto su questa forma di investimento-speculazione, specificando innanzitutto che non si tratta di un vero e proprio asset di investimento, ovvero di una attività tangibile che può essere valorizzata, acquistata e venduta in modo agevole sui mercati finanziari. Di crypto-valute ce ne sono parecchie (tra le più conosciute Bitcoin, Ethereum, Ripple, etc), e questo farà in modo che alcune di esse, negli anni a venire, quasi certamente scompariranno lasciando l’investitore con il cosiddetto cerino in mano.

Volendosi concentrare sulla più famosa e discussa, il Bitcoin, si tratta in sostanza di una moneta virtuale creata nel 2009 da sviluppatori anonimi. L’elemento più discusso è legato al fatto che non c’è alle spalle una Banca Centrale che genera e da corso legale alla valuta, bensì si basa su due principi: un network di computer e l’utilizzo di una forte crittografia per validare e rendere (teoricamente) sicure le transazioni in Bitcoin. I Bitcoin sono quindi appoggiati direttamente sui pc personali, oppure su piattaforme che li custodiscono. Non sono però rari i casi in cui la società che custodisce tali monete virtuali venga attaccata da hacker, che ne svuotano il contenuto come si trattasse di un furto di lingotti d’oro dalle cassette di sicurezza in Banca.

Qualcuno definisce il Bitcoin come “oro digitale”, qualcun altro lo tratta come spazzatura destinata a tornare a zero o quasi come valore. Livello da cui è partito nel 2009, rispetto gli attuali 40 mila dollari circa. E da questa ultima considerazione nasce l’interesse e il tam-tam mediatico, che ha portato il Bitcoin e in generale il mondo delle crypto-valute sotto i riflettori. Chi avesse acquistato un solo Bitcoin anni fa avrebbe osservato performance incredibili, non raggiungibili con altri asset finanziari. Basti pensare che nel settembre 2020 il Bitcoin quotava 10 mila dollari, oggi 4 volte di più. Ma attenzione che a metà aprile del 2021 un Bitcoin prezzava circa 65 mila dollari, e in un solo mese è quindi sceso di oltre il 40%. La volatilità è quindi estrema, e va a braccetto con le performance stellari restituite negli ultimi anni.

Un elemento di critica è che i Bitcoin possono essere utilizzati dalle mafie e dagli hacker per incassare pagamenti mantenendo l’anomimato e la non rintracciabilità. Ma anche il fronte degli ecologisti punta il dito verso le valute digitali, in quanto il processo di creazione e validazione delle transazioni (mining) richiede un consumo enorme in termini di energia utilizzata dai pc. Un altro elemento controverso è la manipolabilità delle quotazioni, da parte di influencer a livello mondiale. E’ bastato, pochi mesi fa, che Elon Musk (il patron della Tesla) pubblicasse un tweet con la sola parola “Bitcoin” per fa schizzare al rialzo il prezzo; ma quando lo stesso Musk ha successivamente dichiarato che la Tesla non accetterà più i Bitcoin come forma di pagamento, per acquistare le auto con tale brand, i prezzi della crypto-valuta sono crollati. E quando Musk ha nuovament ambiato idea, dicendo che riaccetterà i bitcoin come valuta di pagamento, i prezzo sono subito schizzati al rialzo. La Sec (la controparte americana della Consob), ha fatto partire un’indagine per manipolazione dei prezzi, mentre la Consob ha richiesto a livello internaioznale una necessità di regolamentazione, segnalando rischi simili a quelli innescati dai derivati nella crisi del 2008. La Cina ha vietato da tempo agli istituti finanziari di fornire servizi relativi alle transazioni in cripto valuta, mettendo in guardia gli investitori dal trading in cripto valuta, e bloccando di recente i crypto-miners.

Per coloro che non vogliono prendersi la briga di acquistare i Bitcoin nel classico modo sono però a disposizione Etc-Etn (strumenti negoziati sulle Borse ufficiali) che ne replicano abbastanza fedelmente la dinamica; si tratta di prodotti non presenti sul mercato italiano (ETFplus), ma disponibili sulla piazza tedesca e svizzera, quindi eventualmente facili da inserire in portafoglio anche per un investitore italiano. Chi decide di dedicare una parte del proprio capitale a questa forma di speculazione deve però essere conscio che si espone a fattori di rischio difficilmente stimabili e valutabili. Meglio investirci, eventualmente, solo il capitale che si è disposti a perdere, oppure adottare un approccio di trading per coloro che ne hanno le capacità (o conoscono in anticipo i tweet di Elon Musk).

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