Fondi decorrelati, solo sulla carta

Dopo la grande crisi finanziaria del 2008-2009 si sono diffusi con rapidità e convinzione i prodotti di tipo market-neutral, o absolute return. Si tratta di strategie di investimento che, sulla carta, dovrebbero permettere la generazione di rendimenti bassi ma stabili, e soprattutto decorrelati – ovvero svincolati- rispetto ai saliscendi dei mercati finanziari. L’origine di questa forma di investimenti oggi acquistabile anche dai piccoli investitori si deve ricercare nella gran fuga di gestori dei fondi hedge durante la crisi prima indicata. In tal periodo di tempo ci fu infatti una moria di prodotti speculativi destinati alla clientela di alto livello, e numerosi gestori si sono così riciclati offrendo strategie  simili a quelle adottate in precedenza, ma caratterizzate da livelli più contenuti di leva e maggiore liquidità rispetto ai classici hedge fund.

Il problema è però che se sulla carta le strategie long-short dovrebbero essere in grado di performare bene in tutti i contesti di mercato, la realtà degli ultimi anni ha dimostrato il contrario. Essere neutrali in termini di beta – ovvero di legame rispetto alla direzione del mercato azionario- non implica necessariamente l’assenza di rischio. Permane infatti il rischio di strategia, ovvero di aver acquistato alcuni asset che in futuro sottoperformeranno gli asset su cui il gestore ha scommesso al ribasso. La logica di base a tali strategie è infatti l’acquisto di alcune attività finanziarie, affiancato dalla vendita allo scoperto di altre attività, che si presume si muovano con minor vigore rispetto ai titoli acquistati.

Ma anche nel caso in cui la strategia sottostante risultasse positiva, ci sono i costi da spesare che mettono di nuovo i bastoni tra le ruote. Gli oneri insiti nei fondi di tipo long-short o market-neutral sono tipicamente prossimi al 2% annuo, evidentemente troppo alti per compensare la bassa volatilità della strategia sottostante. E così si scopre che, per i prodotti long-short con maggior patrimonio, le performance degli ultimi anni, al netto dei costi, sono oggettivamente deludenti. Nella categoria Azionario Market-Neutral, il fondo Merian Global Equity Absolute Return (oltre 8 miliardi di dollari di patrimonio) evidenzia a 5 anni un rendimento medio netto dello 0,10%, che diventa negativo sui 3 anni. E DNCA Invest Miuri evidenzia a 5 anni un rendimento medio netto a -1,7%, in linea a BNY Mellon Absolute Return Equity; mentre BlackRock European Absolute Return (1,6 miliardi di dollari di patrimonio) si ferma al +0,55% annuo sui 3 anni. Il grafico evidenzia l’andamento contrastato (+1,2% annuo medio di performance dal 2011 ad oggi) dell’indice Credit Suisse Equity Market Neutral, che racchiude un basket di 500 fondi della categoria.

Nella categoria Long/Short Azionario Internazionale i fondi con maggior patrimonio sono Majedie Asset Management Tortoise ,  Schroder GAIA Egerton e Euromobiliare Equity Returns Absolute, che sui 3 anni evidenziano un rendimento annuo medio appena sopra lo zero, con costi annui medi sempre prossimi al 2%. Insomma ancora una volta non è tutto oro quel che luccica, e come sempre è bene non farsi ingannare dalle promesse di facili rendimenti, a maggior ragione se vendute come a basso legame con i saliscendi di Borsa. L’assunzione di volatilità, soprattutto di questi tempi, è l’unico modo per guadagnare, ma è necessario avere un orizzonte temporale non stringente, per evitare di tarparsi le ali da soli puntando a strategie prive di rendimento atteso.

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