Guardare ai vantaggi competitivi

La schiera di prodotti finanziari passivi o indicizzati continua ad arricchirsi, e le tematiche restano la scelta preferita per chi emette nuovi strumenti. D’altronde i classici indici sottostanti sono ormai più che coperti da decine di Etf, e per differenziare l’offerta ed attirare nuovi capitali le proposte devono essere accattivanti. Una strategia che per il momento è stata coperta in modo marginale, ma che presenta sulla carta importanti punti di forza, è rappresentata dal cosiddetto “wide moat”. In una frase, si tratta di identificare quelle aziende mondiali caratterizzate da grandi vantaggi competitivi, che nel tempo hanno acquisito una leadership difficilmente scalzabile nel breve termine. Alcuni esempi? Microsoft, Coca Cola, McDonald’s, Starbucks, Nike. Grandi brand internazionali immediatamente riconoscibili che sul lungo termine hanno dimostrato resilienza e capacità di adattarsi ai contesti di mercato più bui.

Lo scopo della strategia Wide Moat è di investire in società che presentano vantaggi competitivi sostenibili e valutazioni interessanti, attraverso una selezione dei titoli basata su regole e prospettive a lungo termine. In Italia gli Etf che permettono di utilizzare questa strategia sono 2: entrambi proposti dall’emittente VanEck, che permette di puntare o sull’interno panorama globale piuttosto che sul solo mercato statunitense. La strategia è basata su un modello di indicizzazione trasparente di Morningstar (leader mondiale nell’informazione finanziaria), e ricerca le società che godono di vantaggi competitivi sostenibili per almeno 20 anni (costi di transizione, beni immateriali, effetto rete, vantaggio di costo, scala efficiente). In questo modo si investe in titoli azionari negoziati a prezzi vantaggiosi rispetto alla stima del fair value di Morningstar; escludendo per l’Etf statunitense le società che ottengono i propri ricavi da attività che, secondo la definizione di Sustainalytics, sono legate ad armi controverse, armi da fuoco civili e all’estrazione di carbone termico. Viene quindi applicato anche un filtro ESG ad ampio raggio.

Il team di ricerca azionaria di Morningstar conta oltre 100 analisti e copre oltre 1500 aziende su scala globale. Inizialmente l’analista conduce una ricerca sulla società e sul settore, che può includere l’analisi della documentazione finanziaria e di relazioni di settore, visite presso le sedi e teleconferenze. Successivamente si valuta la forza del vantaggio competitivo della società, o “moat”, assegnando un rating corrispondente ai seguenti valori: Nessuno, Ristretto o Ampio. L’analista prende poi in considerazione i risultati finanziari passati, la posizione concorrenziale e le prospettive future per prevedere i flussi di cassa della società. Le stime sono inserite nel modello proprietario che valuta il flusso di cassa attualizzato. Infine, si stima il fair value, ovvero quello che dovrebbe essere il valore corretto di una azienda. E’ in sostanza un approccio simile alla procedura utilizzata dal famoso investitore (di natura fondamentale) Warren Buffett, ma più diversificato rispetto alle scelte mirate effettuate dall’oracolo di Amaha (Buffett).

Guardando ad esempio all’Etf VanEck Morningstar Global Wide Moat, che copre l’interno globo, si segnala che l’indice investe sia sui mercati sviluppati sia su quelli emergenti, per quote contenute nel secondo caso. L’indice è composto oggi da oltre 70 aziende, dove un quarto è dedicato a società del settore tecnologico. Tipicamente si tratta di aziende molto grandi, dove il mercato americano vale il 60% dell’indice. Guardando alle performance, negli ultimi 3 anni la strategia Global Wide Moat ha evidenziato un vantaggio annuo dello 0,7% rispetto al Msci World, ma allungando fino a 10 anni l’orizzonte retrospettivo il vantaggio annuo si avvicina all’1% medio annuo e dal 2007 ad oggi -lancio della strategia- supera il 2,5% annuo (+8,6% medio annuo per Global Wide Moat rispetto a +6% annuo del Msci World, in dollari).

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