Il grande mega-trend del cambiamento climatico è tra le priorità dei regolatori internazionali, dei Governi nazionali e conseguentemente degli investitori, istituzionali o privati che siano. Sappiamo infatti che le aziende e i Paesi dovranno negli anni passare da un’economia basata principalmente sui combustibili fossili ad una molto più pulita ed efficiente, dove le alternative sono diverse. In sostanza è necessario incentivare in ogni modo il passaggio a sistemi più green, in grado di evitare lo scenario peggiore per il clima ma che a cascata si rifletterebbe sulle vita delle persone. All’interno dei questa grande tematica un elemento mirato è riconducibile agli investimenti che puntare direttamente alle aziende impegnate nel passaggio all’energia pulita, ovvero alle società impegnate nella creazione e distribuzione di energia da fonti rinnovabili.
Le energie da fonti rinnovabili sono ricavate dalle risorse naturali del nostro pianeta e sono pressoché inesauribili in quanto in grado di auto-rigenerarsi costantemente. Rappresentano quindi un enorme vantaggio per la salvaguardia dell’ambiente e per la salute dell’uomo, in quanto permettono di generare elettricità in modo alternativo rispetto ai combustibili fossili. Le energie rinnovabili sono quella solare, eolica, geotermica, idroelettrica e da biomassa. L’energia solare è ottenibile attraverso un impianto fotovoltaico o solare, dove nel primo caso viene generata energia elettrica, mentre nel secondo il fine riscaldare l’acqua in serbatoi. L’energia eolica si genera invece dal vento, attraverso le pale eoliche installate in zone di forte vento. L’energia idroelettrica viene prodotta dai moti dell’acqua, onde, maree, cascate naturali e artificiali, fiumi, attraverso le centrali idroelettriche. L’energia geotermica sfrutta il calore naturale della Terra, mentre quella ricavata da biomassa viene prodotta dagli scarti prodotti dall’uomo (carburanti, combustibili e altri rifiuti industriali e agricoli, come legna o rifiuti urbani). L’energia nucleare invece non fa parte delle componenti rinnovabili.
L’Agenzia Internazionale dell’Energia ha messo in evidenza che il 2020 è stato un anno estremamente positivo per la Green Economy. Anche per via dei lockdown, il consumo di energia e dei combustibili fossili è crollato avvantaggiando le energie rinnovabili, con un aumento della capacità elettrica globale del 45% circa rispetto all’anno precedente. Ma anche per il 2022 le aspettative dell’AIE sono estremamente positive: si stima un aumento della produzione dell’energia da fonti rinnovabili del 50% rispetto al 2019. Ma di strada ce ne è ancora tanta da fare: secondo un altro studio (Osservatorio Fer di Anie Rinnovabili) nel 2040 il carbone rappresenterà ancora circa il 20% della produzione mondiale, il petrolio il 30%, il gas naturale il 28%, le energie rinnovabili solamente il 21%. In termini di singoli Paesi le nazioni che si sono comportate meglio in merito agli investimenti in fonti rinnovabili sono la Cina, gli Stati Uniti e l’Australia. Si sta parlando di cifre monstre, in quanto negli ultimi 10 anni si sono investiti a livello mondiale oltre 2600 miliardi di dollari. Ma in termini di investimenti è meglio un approccio diversificato, anziché puntare a società specifiche.
E anche in Italia sono disponibili Etf (ma anche fondi) che permettono di cavalcare questo tema di nicchia, e in termini di prodotti passivi le opportunità sono 4 (in realtà 5 ma un Etf prevede sia la versione ad accumulo dei proventi che a distribuzione); si tratta infatti di quattro Etf emessi da case di investimento differenti, che replicano indici differenti. E indici differenti implicano a volte importanti scostamenti in termini di performance, come in questo caso, nonostante tutti guardino alla stessa tematica. Ad esempio l’Etf Lyxor New Energy sebbene sia composto da sole 40 azioni è più stabile sul lungo termine rispetto al prodotto iShares Global Clean Energy. Ma ciò che veramente interessa è la capacità di sovraperformare le tematiche energetiche globali, che non guardano alle fonti rinnovabili. Negli ultimi 5 anni infatti l’Etf Lyxor New Energy è riuscito a restituire un rendimento complessivo in euro del 112% (+141% per il prodotto di iShares), rispetto al -16% circa offerto dall’Etf Spdr World Energy, che non mira alle società focalizzate sulle energie rinnovabili.