Le potenzialità a lungo termine dell’idrogeno

L’energia del futuro sarà, probabilmente, basata sull’idrogeno. E i prodotti di investimento si adattano fin da ora per poter cogliere anche questo potenziale mega-trend. Sempre in termini di cambiamento climatico, i Governi di tutto il mondo si stanno impegnando per ridurre drasticamente le emissioni di CO2 o addirittura creare un’economia senza carbonio. In questo percorso l’idrogeno, in quanto fonte di energia pulita, è visto come una parte importante della soluzione e come vettore energetico del futuro. Entro il 2050, anno in cui molte grandi economie hanno l’obiettivo di essere a impatto zero per quanto riguarda la CO2, la società di consulenza McKinsey prevede che l’idrogeno svolgerà un ruolo importante in settori come la navigazione, il trasporto pubblico, la produzione di acciaio e il riscaldamento degli edifici e lo stoccaggio di elettricità.

La Commissione europea ha a sua volta incentrato i piani per la transizione energetica sull’idrogeno e vuole avere almeno 40 gigawatt di elettrolizzatori, gli impianti di produzione di idrogeno, disponibili entro il 2030. Per il settore dell’idrogeno in Europa i policymaker stanno incoraggiando le industrie a passare all’idrogeno “verde” prodotto senza combustibili fossili, che potrebbe portare all’eliminazione fino a 830 milioni di tonnellate di emissioni globali di CO2 secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE). Si stima che l’economia dell’idrogeno potrebbe generare un valore pari a 2.500 miliardi di dollari di ricavi e 1.100 miliardi di dollari a livello di infrastrutture entro il 2050, con un potenziale infrastrutturale del valore di 11 mila miliardi di dollari.

Le industrie che stanno già puntando sull’idrogeno sono fortemente dipendenti dal cosiddetto idrogeno “grigio” (che in quanto prodotto con combustibili fossili non aiuta a contenere le emissioni di CO2). Oggi i decisori politici, soprattutto in Europa, stanno invece incoraggiando la transizione all’idrogeno “verde”, che non richiedendo l’uso di combustibili fossili nella produzione potrebbe contribuire a ridurre le emissioni di CO2 fino al 3% a livello mondiale. I governi e le aziende private stanno già investendo nell’idrogeno in una serie di mercati, dai trasporti pesanti al riscaldamento alternativo. L’UE ha pubblicato una strategia per l’idrogeno, il Regno Unito ha inserito lo scorso anno la necessità di “promuovere la crescita di idrogeno a basse emissioni di CO2” al secondo posto sui 10 punti del suo piano per una “Rivoluzione industriale verde” e Joe Biden ha promesso di “commercializzare rapidamente” idrogeno rinnovabile nel quadro della propria campagna elettorale.

Questo clima di entusiasmo non si limita alle regioni sviluppate e anche la Cina, ad esempio, ha già elaborato diversi progetti per rendere Wuhan “capitale mondiale dell’idrogeno” entro il 2025. Premesse per la creazione di 8.000 posti di lavoro entro il 2030, sbloccando potenzialmente 100.000 posti di lavoro entro il 2050 in uno scenario a emissioni zero. Ad oggi, secondo l’AIE, oltre il 99% dell’idrogeno viene prodotto a partire da combustibili fossili e l’attuale produzione di idrogeno è responsabile del 2,2% delle emissioni di gas serra a livello mondiale – più del settore aeronautico. Questo, in parte, è il motivo per cui i governi, soprattutto in Europa, stanno cercando di incentivare il passaggio dall’idrogeno cosiddetto grigio all’idrogeno blu o verde. La tecnologia necessaria esiste già, ma ha bisogno di essere perfezionata con ulteriore attività di ricerca e sviluppo, grazie anche al crescente sostegno delle politiche governative. La chiave è al momento riuscire ad abbattere il costo degli elettrolizzatori utilizzati per produrre idrogeno verde. Dal momento che il prezzo dell’idrogeno verde continuerà a scendere, riteniamo che industrie come quella dei produttori di fertilizzanti, le raffinerie e le industrie siderurgiche saranno le prime a nutrire un rinnovato interesse verso l’idrogeno.

Le applicazioni interessano la mobilità industriale e a lungo raggio, quali mezzi pesanti, carrelli elevatori, mezzi per l’estrazione di minerali e veicoli di grandi dimensioni adibiti al trasporto di passeggeri. La domanda a medio e lungo termine potrebbe, quindi, essere sostenuta da altre applicazioni, ad esempio i trasporti (parchi auto, trasporto marittimo, trasporto su rotaia e aereo), riscaldamento e produzione di energia. Per fare un esempio delle potenzialità di crescita, il Climate Change Committee (l’organismo indipendente del governo britannico) prevede che l’utilizzo di idrogeno del paese arriverà ai 270 TWh entro il 2050 nel suo scenario centrale di zero emissioni. Per avere un’idea in ordine di grandezza, basti pensare che il consumo complessivo di elettricità nel Regno Unito nel 2017 ammontava a 300 TWh.

I principali beneficiari nella prima ondata di crescita saranno coloro che sono impegnati nella produzione di idrogeno verde, in tecnologie per rendere la produzione di idrogeno verde più efficiente, quelli che svolgono un ruolo cruciale nella supply chain dell’idrogeno e quelli che provvedono a specifiche applicazioni per la mobilità. L’economia basata sull’idrogeno non è ancora veramente pulita, ma si sta preparando la strada per la sua evoluzione a un’economia verde. Per cogliere con prodotti indicizzati questa tendenza sono disponibili in Italia tre Etf, che vanno considerati in ottica di lungo termine:

  • VanEck Vectors Hydrogen Economy: punta alle società che generano il proprio fatturato principalmente nel settore dell’idrogeno, come i produttori di idrogeno, di celle a combustibile o le società del settore dell’elettrolisi.
  • L&G Hydrogen Economy: offre esposizione alle tecnologie e le aziende che consentono la produzione di forme di idrogeno pulite e più economiche e quelle che si prevede svolgeranno un ruolo fondamentale nell’economia dell’idrogeno.
  • Global X Hydrogen: investe in titoli azionari con focus sull’idrogeno.

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