La scelta tra quante risorse destinare al capitale di rischio (azioni o altro) e quanto invece parcheggiare su sottostanti più sobri (tipicamente le obbligazioni) è da sempre un pilastro fondamentale nella gestione di portafoglio. Da tali decisioni, riassumibili nel termine asset allocation, deriva infatti buona parte della performance dei portafogli di investimento. In ottica di medio periodo il market timing – o il trading- offre un contributo decisamente inferiore al rendimento del portafoglio, mentre è più importante la percentuale che si decide di destinare alle azioni e ai bond, mantenendola stabile nel tempo o muovendo parzialmente il rapporto tra le due componenti. Ad esempio, aumentando leggermente la percentuale di capital a rischio quando il sentiment è particolarmente favorevole, ed alleggerendola quando si osserva un costante discesa degli indici azionari.
Peccato però che i mercati non avvertano con molto anticipo quando è il caso di alleggerire le azioni, in quanto i movimenti al ribasso più violenti avvengono in tempi molto rapidi. La volatilità tende infatti ad esplodere o salire molto durante i sell-off di mercato, mentre le fasi rialziste degli indici azionari necessitano di molto più tempo per concretizzarsi, per via della volatilità in forte contrazione quando le azioni salgono. Una via di uscita da questa problematica, che può aiutare a togliersi ogni dubbio o pensiero in merito alla allocazione migliore, risiede nella composizione di portafogli bilanciati o multi-asset ovvero composti da un mix di elementi di diversa natura. Al cui interno sono presenti componenti ad alto rischio, in grado di dare il meglio sul lungo termine, ma anche elementi di stabilizzazione, che permettono di bilanciare le discese dei primi durante le fasi orso dei mercati.
Un recente studio di Vanguard ha inoltre messo in chiara evidenza che una allocazione del tipo 60/40 (60% in azioni, 40% in bond) continua a performare molto bene, nonostante il livello molto basso dei rendimenti associati alla parte in obbligazioni e i rischi di un incremento dei rendimenti di mercato, penalizzante per i bond. Questo è vero a maggior ragione se si hanno a disposizione strumenti di investimento a basso costo, in quanto in un ambiente di rendimenti nulli o giù di li i gestori molto spesso non sono in grado di spesare i costi dei fondi di investimento. In Italia è però a disposizione un buon numero di Etf che fanno al caso nostro, ovvero attuano al loro interno un mix di più Etf, tipicamente della stessa casa. In sostanza con un solo click, ovvero acquistando un solo Etf, si può mettere in portafoglio un portafoglio multi-asset, che racchiude una grande diversificazione in termini di azioni, obbligazioni o altre asset class con peso inferiore (valute, immobiliare indiretto, materie prime).
Le due società che permettono all’investitore italiano che cerca soluzioni multi-asset a basso costo di cogliere l’opportunità sono Dws e Vanguard. Dws, attraverso gli Etf Xtrackers a gestione attiva Portfolio Income e Xtrackers Portfolio permette di ottenere due posizioni diversificate bilanciate, dove il primo Etf è più conservativo e il secondo più aggressivo: nel primo caso infatti il range azionario, all’interno dell’Etf, oscilla tra il 15% e il 30%, mentre per il prodotto Xtrackers Portfolio le azioni possono andare da un minimo del 30% a un massimo del 70% (in questo momento circa 65% di azioni e 35% di bond). Se Dws punta su due profili di rischio, Vanguard va oltre allargando la sfera di azione e segmentando l’offerta su ben quattro livelli. Partendo dall’Etf Vanguard LifeStrategy 20% Equity, dove l’azionario si limita ad un quinto circa del portafoglio, per salire alle posizioni bilanciate rappresentate dagli Etf Vanguard LifeStrategy 40% Equity e Vanguard LifeStrategy 60% Equity, il secondo ovviamente più aggressivo. Culminando con l’Etf Vanguard LifeStrategy 80% Equity, adatto a coloro che prediligono nettamente l’azionario e non temono la volatilità.