Analisi di scenario

L’analisi di scenario consente, come la composizione dei pezzi di un puzzle, di far emergere un’immagine che altrimenti rimarebbe celata. I tre pilastri dell’analisi di scenario sono: la Macroeconomia, la Geopolitica, la Tecnologia. L’immagine di scenario che emerge consente di assumere delle decisioni di natura strategica con maggiore consapevolezza e visione.

MACROECONOMIA:
Il mese di marzo è stato caratterizzato dalla riunione del Congresso nazionale cinese, che ha definito per Pechino un target di crescita economica del 5% nel 2024, di poco inferiore a quanto archiviato nel 2023 (+5.2%). Alla luce delle sue difficoltà strutturali (scoppio bolla immobiliare, aumento della disoccupazione giovanile, stagnazione dei consumi interni), la Cina farà fatica a perseguire l’obbiettivo, in assenza di significativi stimoli fiscali e monetari, i cui effetti – pur temporanei – potrebbero però ridare vitalità ad un sistema economico-finanziario che soffre l’emorragia di capitali esteri. Nel contempo si consolida la crescita tumultuosa di New Delhi il cui PIL nel nuovo anno fiscale (che inizia ad aprile) dovrebbe continuare la forte progressione ad un tasso annuo del 7%. L’afflusso di capitali esteri, che vedono il gigante indiano in grado di sostituire Pechino come “manifattura globale”, dovrà però fare i conti con problemi strutturali logistici, culturali e sociali mai affrontati da New Delhi. Nel contempo la novità è giunta da Tokyo dove – dopo 17 anni – la Bank of Japan (BoJ) ha abbandonato la politica di “tassi negativi”. La decisione è stata accompagnata dalla fine degli acquisti di vari strumenti finanziari (bond corporate, ETF equity e REIT, real estate investment trust). In merito all’aspetto più delicato (il controllo dei tassi di interesse sulla curva a lungo termine) la BoJ ha ribadito la disponibilità alla prosecuzione degli acquisti (senza limiti) di bond governativi, per evitare un eccessivo aumento dei tassi decennali. Il mercato finanziario ha letto in quest’ultima decisione la volontà della BoJ di mantenere di fatto inalterata la politica monetaria ultra-accomodante in essere dal 2016, spingendo ulteriormente a ribasso lo yen, ed a rialzo l’indice Nikkei225. Il punto chiave è che la debolezza dello yen potrebbe alimentare ulteriormente l’inflazione, già stabilmente oltre il 2%, ponendo le basi per la necessità di un intervento necessariamente più restrittivo da parte della BoJ, in grado di ribaltare violentemente il trend ribassista della valuta nipponica, con impatti sulle asset classes giapponesi (bond ed equities) e potenzialmente sulla stabilità sistemica globale.

GEOPOLITICA:

La notizia che ha destato di più l’attenzione (e la preoccupazione) internazionale è stata quella dell’attentato alla sala concerti del Crocus City Hall di Mosca, avvenuto nella serata del 22 marzo, responsabile del triste bilancio di 139 vittime e almeno altrettanti feriti. Lo Stato Islamico, nelle vesti dell’Isis-Khorasan, il ramo dell’organizzazione terroristica attivo principalmente in Afghanistan e nel Caucaso, ha rivendicato quasi subito l’attacco, mettendo in difficoltà gli apparati russi che invece hanno accusato l’Ucraina di essere coinvolta. Indipendentemente dal mandante, la recrudescenza del terrorismo islamico in Asia degli ultimi mesi (di stessa entità e matrice era stato anche l’attacco terroristico in Iran ad inizio gennaio) è probabilmente legata all’aumento delle tensioni in Medio Oriente. Il conflitto tra Hamas e Israele ha infatti offerto alle organizzazioni terroristiche regionali un argomento sensibile per arruolare nuovi membri e tornare sotto la luce dei riflettori, sostenendo la causa Palestinese. Proprio sul tema, dopo mesi di tentativi falliti, lunedì 25 marzo il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha approvato la prima risoluzione per chiedere un immediato cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Ciò conferma il fatto che il governo statunitense sta parzialmente prendendo le distanze da quello israeliano di Benjamin Netanyahu, che da settimane resiste alle pressioni americane sulla diminuzione degli attacchi a Gaza. Non significa però che la guerra si fermerà, perché nonostante la risoluzione sia vincolante, è poco probabile che Israele la rispetti. Nel diritto internazionale il rispetto delle norme dipende soprattutto dalla volontà degli Stati di osservarle: l’eventuale smacco da parte Israele potrebbe indebolire ulteriormente questo assetto di norme che regola la convivenza internazionale. Un assetto già scricchiolante a causa del perdurare dell’aggressione russa in Ucraina, che per problemi di approvvigionamento militare ora volge a favore di Mosca. Ma anche a causa della proliferazione di aree di crisi sempre più difficili da gestire: da Haiti al Sahel, dall’Armenia al Venezuela, dagli attacchi nel Mar Rosso da parte dei miliziani Houthi fino alla crisi umanitaria nel Sudan. L’allargamento delle zone di tensione e conflitto prosegue dunque in contemporanea con la partita sulla Difesa Comune Europea, un’architettura ancora tutta da pensare, mentre gli americani sono sempre più restii nel sostegno all’Ucraina.

TECNOLOGIA:
L’impennata di smartphone, sensori, veicoli connessi e dispositivi digitali ha portato alla generazione di innumerevoli dati da fonti come i social media e i dispositivi IoT (Internet of Things).  Circa 5,35 miliardi di persone, ovvero il 66% della popolazione mondiale, hanno infatti ormai accesso a Internet. A gennaio 2023, la Cina è emersa come leader globale per utenti di Internet, vantando 1,05 miliardi di individui connessi, una cifra che supera di oltre tre volte quella degli Stati Uniti, che ha invece circa 311 milioni di utenti. Complessivamente, nel 2023 la produzione di dati è stata pari a 120 zettabyte, con proiezioni che suggeriscono un aumento del 150% per raggiungere i 181 zettabyte entro il 2024. Sebbene il concetto di big data sia complesso, il valore di questa grande quantità di dati si realizza solo attraverso un loro utilizzo “intelligente”. La gestione dei dati svolge un ruolo cruciale non solo nei settori delle piccole imprese, ma anche in segmenti più ampi dell’economia, dove le aziende sfruttano sempre più questi dati attraverso analisi avanzate e algoritmi di apprendimento automatico. Secondo un rapporto di Canvas Intelligence, la creazione e la replica dei dati globali cresceranno a un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 23% dal 2020 al 2025. Tuttavia, forse non tutti i dati dovrebbero essere gestiti per il buon funzionamento di un’azienda. Le imprese che hanno implementato piattaforme digitali come ERP, sistemi CRM e data warehouse in tempo reale nell’ultimo decennio devono infatti ancora utilizzare appieno le informazioni fornite da questi sistemi. Ciò che conta, in realtà, sono gli small data, cioè quelli più “spendibili” in termini economici. Seven-Eleven Japan, il rivenditore commerciale più redditizio da oltre 30 anni, riesce ad esempio ad introdurre circa il 70% di prodotti nuovi ogni anno in base alle preferenze dei clienti. Nei magazzini statunitensi, invece, esistono già sistemi che avvisano immediatamente i manager aziendali quando un negozio non ha un certo prodotto, spingendo i trasferimenti di inventario dai negozi con scorte in eccesso. Anche l’utilizzo dei big data in ambito finanziario si sta espandendo rapidamente. Ecco che, come riporta Statista, non sorprende dunque che si prevede che il mercato globale dell’analisi dei big data registrerà una crescita sostanziale nei prossimi anni, con un valore di mercato stimato che potrebbe superare i 650 miliardi di dollari entro il 2029.

SINTESI DI SCENARIO:

Marzo è stato caratterizzato da svolte epocali in ambito monetario (vedi Giappone) e geopolitico (vedi cessate il fuoco in ambito ONU), cambi di scenario i cui effetti si sentiranno solo con il passare del tempo. Uno degli episodi che lega tutti e tre i pilastri dell’analisi di scenario, incluso quello tecnologico, è però forse quello che riguarda l’approvazione da parte della Camera Usa di una legge per la vendita forzata dell’applicazione TikTok dalla società cinese ByteDance. Il social media rischia così di essere messo al bando nel Paese dove ha 170 milioni di utenti: ciò rappresenta l’incontro dei timori geopolitici, tecnologici e macroeconomici di Washington nei confronti del rivale cinese. L’applicazione raccoglie infatti i dati di milioni di americani che potrebbero essere usati in “modo controverso” dalla controparte cinese, facendone così un’arma strategica rilevante, in grado di garantire dei vantaggi sia economici che geopolitici. Dai dati è possibile studiare comportamenti, abitudini e interessi della popolazione americana, con la possibilità di poterne poi orientare l’attitudine al voto, ai consumi e così via. La sfida tra Cina e Stati Uniti rimane il contesto strategico primario in cui inquadrare gran parte degli avvenimenti di cui sopra, senza dimenticare che entrambe le grandi potenze stanno attraversando una fase di trasformazione e di continue sfide interne. Come, e se, verranno affrontate (da quelle politiche a quelle economiche), rappresenta una variabile fondamentale nello scenario del prossimo futuro.

05/04/2024

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